2017 12 10 2

 

PIÙ ATTIVITÀ FISICA, PIÙ MATERIA GRIGIA IN OGNI FASE DELLA VITA

di GiuliaConte - Basic Personal Trainer - Alta Formazione Fitness

Cosa succede quando contraiamo un muscolo?
Mentre leggete queste parole e vi limitate semplicemente a muovere il mouse, o a digitare le lettere sulla vostra tastiera, nel vostro cervello si mette in moto un’attività intensissima. Una miriade di impulsi elettrici che, saltando da un neurone all’altro, si accendono, collegando milioni e milioni di cellule nervose, grazie soprattutto a quegli apparenti semplici movimenti che state compiendo. Infatti, la cosa che più impressiona, è l’importanza del ruolo che hanno i neuroni motori e sensitivi nel dirigere tutta l’attività ed evoluzione della materia grigia. In altre parole, ogni volta che azioniamo un muscolo, vengono prodotte delle sostanze chimiche che, oltrepassando la cortina che separa il cervello dal circolo sanguigno, stimolano la produzione di un fattore neurotrofico, che agisce su determinati neuroni del sistema nervoso centrale e del sistema nervoso periferico, contribuendo a sostenere la sopravvivenza di quelli già esistenti, favorendo la crescita di nuove cellule cerebrali e lo sviluppo di nuove sinapsi, cioè quelle strutture altamente specializzate che consentono la comunicazione delle cellule del tessuto nervoso tra loro o con altre cellule, come quelle ad esempio muscolari e sensoriali.

 Sport e cervello 

 Ogni giorno escono sulle più rinomate riviste scientifiche internazionali, indicazioni sul fatto che l’esercizio motorio, produce oltre a uno stato di benessere generale, un notevole effetto positivo sul sistema nervoso. E capirete come, in una società che tende a invecchiare sempre più e in cui perdita di memoria, disturbi dell’umore, ansia e depressione minacciano quotidianamente milioni di persone, l’attività motoria possa diventare un’abitudine indispensabile per salvaguardare la salute fisica e mentale e, in sostanza, per migliorare la nostra qualità di vita. I più recenti studi hanno evidenziato come l’esercizio fisico attivi dei circuiti neuronali, che possono poi utilizzarsi nei più svariati campi dello scibile umano. Lo sport quindi rende più ‘brillanti’ e più sport diversi si praticano, meglio è, in quanto si sviluppano aree cerebrali differenti. Sono importanti sport di coordinazione oculomotoria come il tennis, sport come la corsa o il nuoto in cui si sviluppano maggiormente capacità propriocettive, sport che sviluppano capacità legate all’equilibrio, come per esempio l’andare in bicicletta o lo sci.

La Settimana Mondiale Del Cervello
Nella Settimana Mondiale del Cervello, promossa qui in Italia dalla Società italiana di Neurologia (SIN), nata con l’obiettivo di diffondere la conoscenza del nostro organo più complesso ed appassionante, si è sviluppato soprattutto il tema  ‘Cervello e Memoria’.
Oggi, sappiamo che i disturbi della memoria rappresentano un sintomo sempre più comune che colpisce circa il 7% della popolazione con più di 65 anni, fino a raggiungere il 30% dei soggetti con età superiore agli 80 anni. Ma si stima che, nella fascia di età tra i 30 e 65 anni, la prevalenza delle forme presenili di demenza sia di circa 250 casi ogni 100.000 abitanti. Ebbene, ormai una miriade di studi hanno dimostrato come il regolare esercizio fisico, specie se praticato fin dall’età giovanile, agisce da fattore protettivo.

Scardinato un dogma della neurobiologia
 Della produzione di nuovi neuroni con l’esercizio fisico in grado di riparare danni neuronali e rigenerare fibre nervose, si sa già da un certo tempo, ciò che invece era sconosciuto e del tutto inimmaginabile era che un’attività di tipo aerobico, come la corsa, fosse anche in grado di bloccare il processo di invecchiamento cerebrale (ritenuto sino a oggi irreversibile), stimolando una massiccia produzione di nuove cellule staminali nell’ippocampo (la struttura del cervello che controlla la memoria e l'apprendimento, permettendo di immagazzinare nuove informazioni), che migliorano le capacità mnemoniche, ma non solo queste. Una importantissima scoperta tutta italiana, pubblicata sulla rivista Stem Cells, dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma. I ricercatori romani, lavorando su cavie da laboratorio con dei deficit neuronali e comportamentali, causati dalla mancanza del gene Btg1, che agisce da freno proliferativo delle cellule staminali, hanno constatato che nel cervello l’esercizio fisico blocca il processo d’invecchiamento. In pratica, hanno notato che, in assenza di questo gene, la neurogenesi deficitaria e il processo di perdita di staminali ripartono nel momento in cui si pratica un’attività fisica, scatenando una super proliferazione cellulare con un effetto prolungato nel tempo.

Dire "tutto muscoli e niente cervello" - oltre che banale- è assolutamente non scientifico. Goog Pump!

 

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