plicometroLe principali metodiche per la valutazione della composizione corporea
Autore:
Graziano Tavella, Basic Personal Trainer Alta Formazione Fitness 


Le metodiche per la valutazione della composizione corporea, possono essere suddivise in due grandi categorie:
INVASIVE
sono rappresentate da metodi che non possono essere presi in considerazione nei centri fitness in quanto costosi, difficilmente ripetibili e richiedenti attrezzature altamente specializzate, oltre a personale qualificato. 

  • RMN (risonanza magnetica nucleare)
  • TAC (tomografia assiale computerizzata)
  • Conta del potassio totale
  • Acqua totale marcata
NON  INVASIVE
risultano, al contrario, relativamente accessibili e sono divenute di largo uso grazie al costo modesto, alla facilità di utilizzo ed alla possibilità di ripetere il test sullo stesso soggetto in tempi brevi.
  • Pesata idrostatica
  • Impedenziometria 
  • Plicometria
  •   Misure antropometriche (circonferenze, diametri, etc.) ANALISI DELLE  PRINCIPALI METODICHE  (NON INVASIVE)

Pesata idrostatica
E’ un metodo che si basa sul principio di Archimede, che recita: “un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto, detta spinta idrostatica, pari al peso del fluido spostato”.
Il metodo si basa, quindi, sulla misura di volume e densità corporee mediante l’immersione in acqua.
Si procede pesando il soggetto fuori dall’acqua e, una volta immerso, misurando l’innalzamento del livello del liquido dovuto all’immersione.
Mediante apposite equazioni è quindi possibile ricavare i valori di FAT e di FFM.
La determinazione avviene in una apposita vasca, dove il peso in acqua del soggetto, completamente immerso (con i polmoni completamente svuotati dell’aria), viene confrontato con il peso precedentemente determinato fuori dall’acqua.
La determinazione mediante pesata idrostatica è basata sul concetto che la densità e la gravità del tessuto magro (muscolo) sono superiori a quelle del tessuto grasso e che, quindi, il tessuto magro affonda nell’acqua mentre quello grasso galleggia.
La pesata idrostatica offre una misurazione precisa del grasso corporeo, è, però, un metodo poco pratico, costoso, scomodo e impegnativo.

PESATA IDROSTATICA
VANTAGGI ·           metodica abbastanza precisa;
·           consente di valutare la composizione corporea di quei soggetti dove la plica non è misurabile (obesità patologiche);
·           consente di valutare la composizione corporea di quei soggetti in cui l’obesità è riferita al settore addominale (viscerale);
·           consente di valutare la composizione corporea di quei soggetti in cui la plica abbia perso consistenza (anziani, ex obesi, etc.).
SVANTAGGI ·           non consente di valutare la distribuzione distrettuale del grasso;
·           occorre disporre di una piccola piscina, nonché degli strumenti necessari alle misurazioni;
·           è necessario valutare accuratamente il volume dei polmoni pieni d’aria ed il volume di aria residuo nei polmoni svuotati; mediamente, si impone al soggetto di esalare l’aria residua mentre è fermo sott’acqua.

Impedenziometria bioelettrica (BI)

impedenziometriaLa bioimpendenziometria, è una metodica atta a rilevare quantitativamente e qualitativamente la composizione corporea in termini di massa grassa, massa magra, acqua etc.
 Si utilizza uno strumento, il bioimpendeziometro, che, attraverso degli elettrodi applicati alla cute e la somministrazione di una corrente elettrica di intensità impercettibile, rileva dei parametri bioelettrici che, con il ricorso ad equazioni appositamente create, restituiscono importanti dati.
E’ una metodica utilizzata  in diversi campi: dalla nutrizione al trattamento dell’obesità, ma anche in oncologia e nefrologia, fino all’uso sportivo di alto livello.
Le misurazioni vengono effettuate su soggetto supino, con arti leggermente divaricati, sdraiato da almeno cinque minuti in modo che i liquidi si distribuiscano in maniera uniforme.
L’analisi con la BI utilizza la conduzione di corrente elettrica applicata all’organismo, che consente la registrazione di parametri dipendenti dal contenuto di acqua e dalla distribuzione ionica. Si basa sul fatto che il corpo contiene liquidi intracellulari ed extracellulari, ottimi conduttori di elettricità e membrane cellulari  che agiscono come condensatori elettrici.
In pratica, si applicano due elettrodi sul dorso della mano e due sul dorso del piede dello stesso lato e la corrente somministrata dallo strumento farà il resto. In pochi secondi si avrà una “fotografia” della composizione corporea del soggetto.
Dato che la massa magra contiene la maggior parte dell’acqua e degli elettroliti presenti nel corpo, avrà una conducibilità elettrica migliore rispetto alla massa grassa. Su questa differente conducibilità, si basano i calcoli per l’individuazione di FFM e FAT.
La corrente che passa lungo il corpo del soggetto, ci restituisce i dati di Resistenza (Rz), Reattanza (Xc) e Angolo di fase (PA°) che sono valori elettrici dipendenti dai tessuti attraversati e strettamente correlati alla tipologia, costituzione, quantità ed integrità dei tessuti stessi.
Quindi, variando il valore a seconda che la corrente incontri grasso, muscoli e quant’altro, lo strumento rileva i dati da analizzare. Con la sola lettura dell’Angolo di fase (PA°), compreso tra 6 e 8 in caso di normalità, si può valutare lo stato generale del soggetto ed il suo grado di idratazione, elemento importantissimo alla base di tutte le altre valutazioni. I valori principali sono quindi inerenti l’idratazione e i fluidi, lo stato nutrizionale ed il metabolismo.

IMPENDENZIOMETRIA    BIOELETTRICA
VANTAGGI ·           consente di valutare l’acqua totale corporea, parametro non indagabile con le altre metodiche;
·           consente di valutare la composizione corporea di quei soggetti dove la plica non è misurabile (obesità patologiche).
·           consente di valutare la composizione corporea di quei soggetti in cui l’obesità è riferita al settore addominale (viscerale);
·           consente di valutare la composizione corporea di quei soggetti in cui la plica abbia perso consistenza (anziani, ex obesi, etc.);
·           non necessita di manipolazione del paziente (situazione non sempre gradita)
SVANTAGGI ·           non consente di valutare la distribuzione distrettuale del grasso;
·           occorre tener presente che il contenuto di acqua può variare nello stesso individuo in diversi momenti;
·           bisogna tenere presente che il contenuto di acqua varia da individuo a individuo in relazione all’età, allo stato fitopatologico, all’attività fisica svolta e ad altri fattori concomitanti;
·           l’analisi deve essere effettuata su soggetti che non abbiano svolto attività fisica pesante da almeno 12 ore, che non abbiano assunto alcool da almeno 24 ore, che non abbiano assunto cibo da almeno 4 ore e che non siano in terapia diureti

Plicometria
Nella sua definizione  antropometrica, il termine “plica” designa lo spessore di una piega della cute e del relativo tessuto adiposo sottocutaneo, in un punto specifico del corpo.
La plicometria è un metodo manuale che si basa sulla misurazione delle pliche cutanee per ottenere, grazie ad equazioni basate sulla somma di dette pliche e su altri parametri individuali (età, sesso, razza, etc.), una valutazione immediata dello spessore del pannicolo adiposo sottocutaneo.
La plicometria si effettua con uno strumento detto calibro, le cui estremità esercitano una pressione costante e standardizzata. E’ una tecnica di valutazione del grasso corporeo semplice e non invasiva. Il grado di correlazione del grasso sottocutaneo con quello totale è funzione dell’età e varia in differenti individui e popolazioni. 
Il valore predittivo delle pliche corporee per la massa grassa totale varia, inoltre, con il sito di misurazione: alcuni siti sono strettamente correlati alla massa grassa totale mentre altri sono relativamente indipendenti da essa.Poiché il tessuto sottocutaneo rappresenta solitamente una percentuale costante del tessuto adiposo all’interno del corpo (circa il 50%), la sua misurazione permette di risalire alla quantità totale della massa grassa e, per differenza, alla massa magra. Il valore della somma delle pliche misurate, consente effettivamente di calcolare la densità corporea. Una volta ottenuto tale valore, è possibile calcolare il valore della % di grasso corporeo utilizzando la già citata Formula di Siri.
Alla misura delle pliche, potranno aggiungersi misure di diametri ossei e circonferenze distrettuali, in modo da fornire una valutazione completa del biotipo costituzionale dell’individuo, nonché del suo stato fisiopatologico, permettendo di trarre conclusioni diagnostiche o prognostiche. Nonostante la determinazione della FAT mediante la plicometria risulti abbastanza precisa, è comunque opportuno considerare che tale metodica fornisce dati discretamente affidabili per quanto riguarda il grasso sottocutaneo, ma non consente una valutazione del grasso viscerale.La plicometria, non è inoltre utilizzabile in alcune categorie di soggetti quali grandi obesi o individui con una percentuale sottocutanea di grasso disomogenea, come, ad esempio, gli anziani. Altri fattori che possono influenzare negativamente tale metodo, sono legati alla precisione della rilevazione delle pliche da parte dell’operatore e dalla capacità dello stesso di mantenere uno standard omogeneo nell’utilizzo dello strumento. E’ molto probabile, infatti, che due plicometrie eseguite sullo stesso individuo da operatori diversi, conducano a risultati non esattamente identici. Nei soggetti adulti, circa la metà del grasso corporeo totale è localizzato nel tessuto sottocutaneo, mentre la restante parte è distribuita, più in profondità, nell’organismo (muscoli).Con il progredire dell’età, vi è una ridistribuzione del grasso corporeo e dell’acqua. Aumenta il grasso profondo rispetto a quello sottocutaneo e quindi, a parità di spessore delle pliche, nel soggetto meno giovane si ha una misurazione meno accurata. Anche il grado di idratazione (quantità di acqua contenuta nei tessuti), tende a diminuire nel corso degli anni e quindi il tessuto cutaneo, essendo meno idratato, è meno elastico al pinzamento, elevando la percentuale di errore nella misurazione.
 
Il difetto più grosso della plicometria è dato sia dalla riproducibilità (uniformità dei punti di repere), che è strettamente dipendente dalle capacità dell’operatore di effettuare la singola misura e le successive, sia dalla ripetibilità (possibilità di ripetere la misura con operatori differenti ottenendone sempre il medesimo risultato).La riproducibilità (intra-operatore) e la ripetibilità (inter-operatore) di una misura, sono le condizioni essenziali per cui una metodica di valutazione venga ritenuta affidabile e scientifica.
Le pliche corporee figurano quali importanti variabili di numerose equazioni antropometriche per la determinazione della composizione corporea (Durnin & Wormesley, 1974; Jackson & Pollock, 1978; Lohman, 1981).
Inoltre, la plicometria consente di definire la topografia del grasso sottocutaneo. Vi è infatti sempre maggiore evidenza del fatto  che non tutti i depositi adiposi sottocutanei si comportano allo stesso modo in termini di contributo a malattie associate all’obesità.
I criteri di selezione e localizzazione dei siti di misurazione sono standardizzati, onde evitare di compromettere sensibilmente i dati da operatore a operatore.Poiché l’oggetto d’indagine della plicometria è rappresentato dai tessuti molli, la standardizzazione dei siti di misurazione non è facile, perciò dovrebbe riferirsi sempre a punti di repere ben chiari. La compressibilità della cute e del tessuto adiposo è funzione del grado di idratazione, dell’età, della taglia e varia da individuo a individuo.
Essa è maggiore nei soggetti giovani per il maggiore grado di idratazione tissutale. Peraltro, gradi estremi di idratazione, come l’edema, alterano anch’essi la compressibilità.
La maggiore o minore facilità con cui il tessuto adiposo può essere “sollevato” da quello muscolare sottostante, varia da un sito all’altro e da individuo a individuo; gli individui molto magri e i grandi obesi pongono i maggiori problemi di misurazione. In generale, si può affermare che quanto più spessa è la plica, tanto meno riproducibile è la sua misura. In letteratura sono disponibili dati sull’affidabilità di misurazione delle pliche corporee in determinate popolazioni, in particolare per le pliche più frequentemente indagate.    

La tecnica plicometrica
I siti di misurazione non necessitano, in genere, di marcatura. Nulla vieta, comunque, di contrassegnarli. Essi devono essere invece obbligatoriamente marcati quando si vogliano valutare le differenze di misurazione tra plicometri e quando alcune pliche (mediana della coscia, tricipitale, mediale e laterale del polpaccio) debbano essere usate in combinazione con le rispettive circonferenze per la stima delle aree di sezione.
La descrizione generale della tecnica plicometrica che segue, s’intende indipendente dal calibro utilizzato e assume un operatore destrimane. La palpazione del sito prima della misurazione, predispone il soggetto al successivo contatto dello strumento in quell’area. Il pollice e l’indice della mano sinistra, sollevano un doppio strato di cute e sottocute, circa un centimetro al di sopra del sito di misurazione (Pett & Ogilvie, 1957).
La separazione delle dita dal sito di misurazione è necessaria perché la pressione da esse esercitata non alteri la misura.
La pliche viene sollevata di qualche cm, con il pollice e l’indice, su una linea perpendicolare all’asse longitudinale del sito. Il pollice e l’indice vengono quindi spostati l’uno verso l’altro e la plica strettamente afferrata tra essi.
I tessuti sollevati devono essere in quantità sufficiente per formare una plica i cui lati siano approssimativamente paralleli.
Bisogna porre la dovuta attenzione a sollevare solo cute e sottocute. La quantità di cute e tessuto adiposo sollevato dipende, ovviamente, dallo spessore del tessuto sottocutaneo della zona.
Quanto più spesso è lo strato di tessuto adiposo, tanto maggiore è la distanza richiesta tra il pollice e l’indice per sollevare la plica. L’errore di misurazione è maggiore per le pliche più spesse. La plica viene sollevata in modo da essere perpendicolare alla superficie del corpo a livello del sito di misurazione. L’asse longitudinale della plica verrà allineato secondo le istruzioni specifiche fornite per ciascuna plica. Il principio fondamentale è che l’asse longitudinale della plica sia parallelo alle linee di clivaggio della cute (linee di Langer) nella regione in cui viene effettuata la misurazione.
La plica deve essere mantenuta sollevata fino a quando la misurazione non è stata ultimata. La mano destra sostiene il calibro mentre la sinistra solleva la plica.
Si eserciterà, poi, una pressione per separare le estremità dello strumento, quindi si posiziona il suo braccio fisso su di un lato della plica. La misura viene effettuata in corrispondenza del punto in cui i lati della plica sono approssimativamente paralleli (Brozek, 1981).  Tale condizione si realizza, per quanto approssimativamente, sulla linea mediana tracciata tra la superficie del corpo, in prossimità del sito di misurazione e la cresta della plica.
Il calibro deve essere rilasciato gradualmente, così da evitare al soggetto sensazioni fastidiose. La misura viene rilevata circa 3 secondi dopo che si è rilasciato il calibro, avendo cura di evitare errori (Becque et al., 1986; Ross & Marfell-Jones, 1983).
Se il calibro viene compresso per più di 4 secondi, la misura ottenuta sarà inferiore a quella reale perché i fluidi saranno forzati ad uscire dai tessuti.
Con i calibri tradizionali, la misura deve essere rilevata alcune volte (in genere tre) ed assunto, quindi, il valore medio. Nell’obeso, potrebbe risultare difficile sollevare una plica con i lati paralleli, soprattutto se addominale. In queste circostanze la misura non viene effettuata, per quanto la tecnica plicometrica “bimanuale” possa rappresentare un’alternativa. Questa tecnica richiede l’intervento di un secondo operatore che sollevi la plica con entrambe le mani mentre il primo effettua la misurazione. E’ una procedura che fornisce valori leggermente più ampi (Damon, 1965), ma non è consigliabile anche perché, per motivi pratici, richiede, come appena detto,  l’intervento di due operatori.
Negli individui che hanno subito un ampio calo ponderale, la cute e la sottocute possono essere talmente mobili (Mc Cloy, 1936) che misurazioni ripetute di una plica portano a valori progressivamente più bassi.
Usualmente, la distribuzione delle pliche corporee presenta una deviazione a destra (Jackson & Pollock, 1978; Patton, 1979; Welham & Behnke, 1942), per questo motivo, le rilevazioni plicometriche si fanno sempre sul lato destro del corpo.
Per effettuare un buon esame plicometrico, è necessario tenere presenti le seguenti, importanti, regole:
1.     il plicometro deve avere una molla che consenta di esercitare alle estremità una pressione costante (10 kg/mm2 +/- 10%); il pollice e l’indice dell’operatore devono sollevare un doppio strato di cute e tessuto sottocutaneo;
2.     il plicometro deve essere applicato alla base della plica e la stessa deve essere mantenuta sollevata fino al completamento dell’operazione;
3.     effettuare la lettura dopo circa 3”;
4.     rilasciare in maniera lenta il calibro, quindi ripetere l’operazione tre volte (i valori successivi debbono essere compresi entro un range di 3 mm);
5.     calcolare la media delle tre misurazioni.

Sede Riferimento anatomico Misurazione
Addominale

ombelico sollevare la plica all’altezza dell’ombelico, due cm lateralmente dallo stesso, la plica ha direzione verticale. la misurazione viene effettuata un cm al di sotto del punto di sollevamento.
Tricipite

acromion e gomito sollevare la plica sul punto medio di una linea ideale tracciata fra l’acromion ed il gomito. La misurazione viene effettuata un cm al di sotto del punto di sollevamento.
Bicipite

metà esatta

sollevare la plica sul punto medio di una linea ideale tracciata fra l’acromion e la piega dell’avambraccio. La misurazione viene effettuata un cm al di sotto del punto di sollevamento.
Coscia

piega inguinale e rotula

sollevare la plica sul punto medio di una linea ideale tracciata fra la piega inguinale ed il margine superiore della rotula. La misurazione viene effettuata un cm al di sotto del punto di sollevamento.
Polpaccio

punto di massima circonferenza del polpaccio

il soggetto si siede con la gamba flessa di circa 90°. Sollevare la plica sulla superficie mediale del polpaccio all’altezza della circonferenza massima dello stesso. La plica ha direzione verticale. La misurazione viene effettuata un cm al di sotto del punto di sollevamento.

 Con la somma dei valori delle pliche registrate nei punti di rilevamento, è possibile (utilizzando delle apposite tabelle di riferimento, divise per fasce d’età, che non si riportano in questa sede) risalire alla % di grasso corporeo.

PLICOMETRIA
VANTAGGI ·                semplice da utilizzare;
·                consente bassi costi di attrezzatura;
·                consente di ottenere informazioni non solo sulla quantità di FAT, ma anche sulla sua distribuzione distrettuale.
SVANTAGGI ·                non è utilizzabile su soggetti quali grandi obesi, anziani, etc.;
·                la precisione della misurazione dipende in buona parte dall’abilità dell’operatore di mantenere uno standard omogeneo nell’utilizzo del plicometro;
·                le misurazioni dovrebbero essere effettuate sempre dallo stesso operatore.

 Circonferenze corporee

Le circonferenze corporee esprimono le dimensioni trasversali dei vari segmenti corporei. Sia che siano utilizzate da sole o congiuntamente a circonferenze di altri livelli o pliche dello stesso livello, esse sono indici di crescita, dello stato nutrizionale e della distribuzione della massa grassa.
Quando vengono calcolate con formule apposite, queste aree possono essere utili per la quantificazione ed il monitoraggio dei tessuti adiposo e muscolare in corso di terapia nutrizionale o riabilitazione fisica.
I rapporti tra circonferenze specifiche del tronco e degli arti possono essere utilizzati come indici di valutazione della distrettualità del tessuto adiposo. Per le tecniche di misurazione delle circonferenze, si ricorre all’utilizzo di un metro di misurazione. Il metro deve essere flessibile ed anelastico, con un regolo largo circa 0,7 cm, impresso su di un lato.
Vediamo in sintesi, quali sono le circonferenze e per quali motivazioni si ricorre alle stesse.

Circonferenza della testa
La circonferenza della testa è importante nell’antropometria infantile per via della sua stretta correlazione con le dimensioni ed il peso del cervello (Cooke et al., 1977).
Circonferenza  del collo
La circonferenza minima del collo è utilizzata negli studi sulla crescita, nella performance motoria ed atletica, nell’obesità ed in età geriatrica.
Circonferenza delle spalle
La circonferenza delle spalle è un indice dello sviluppo muscolare delle stesse e del distretto toracico superiore. Poiché lo sviluppo della muscolatura deltoidea è proporzionale alla massa magra, questa circonferenza è un utile indicatore delle variazioni di quest’ultima, ascrivibili ad uno strenuo allenamento.
Essa è importante negli studi di ingegneria umana e nell’educazione fisica.
Circonferenza del torace
Nei lattanti e nei bambini, la circonferenza toracica è un indice di malnutrizione. Nei bambini e negli adulti, essa può essere utilizzata quale indice della taglia corporea. Nella donna, la circonferenza del torace corrisponde a quella del seno.
Circonferenza della vita
La circonferenza della vita è un indice del tessuto adiposo profondo (Borkan et al., 1983) ed è correlata alla massa magra (Jackson & Pollock, 1976).
Quando è utilizzata in rapporto con la circonferenza della coscia o del fianco, è un indice del grado di distribuzione androide del tessuto adiposo: quanto più alto è il rapporto vita/coscia o vita/fianco, tanto più androide è l’obesità e tanto  maggiore il  rischio  di malattie  come  il  diabete mellito di tipo II (Hartz et al., 1984; Krotkiewski et al., 1983).
La circonferenza della vita è altamente correlata con il BMI (Kannel & Gordon, 1980); tale parametro ha, inoltre, importanti applicazioni nell’ingegneria umana.
Circonferenza addominale
La circonferenza addominale, come quella della coscia, è un indice antropometrico del tessuto adiposo sottocutaneo e profondo.
Essa differisce dalla circonferenza della vita perché è la circonferenza massima dell’addome, inoltre, per essere un migliore indice di adiposità.
Circonferenza dei glutei (o dei fianchi)
La circonferenza dei glutei (o dei fianchi) è una misura delle dimensioni esterne delle pelvi che riflette la quantità regionale di tessuto adiposo. Essa è più correttamente definita “circonferenza dei glutei” che non “circonferenza dei fianchi”.
Il tessuto adiposo in questa regione è largamente sottocutaneo e correlato all’adiposità del distretto inferiore del corpo. Utilizzata congiuntamente alla circonferenza della vita, in forma di rapporto vita/fianchi, essa è un indice del tipo di distribuzione del tessuto adiposo sottocutaneo; il rapporto vita/fianchi è tipicamente basso nelle donne.
Questo tipo di distribuzione del tessuto adiposo è associato ad un minore rischio di diabete mellito in entrambi i sessi, inoltre, la circonferenza dei glutei trova applicazione nell’ingegneria umana.
Circonferenza della coscia
La misura della circonferenza prossimale e distale richiede solo un metro, quella della circonferenza mediana, può richiedere anche una matita e una tavola.
Per la misura della circonferenza mediana, infatti, il soggetto poggia la pianta del piede sinistro sulla tavola in modo che il ginocchio venga flesso di circa 90°.
Ognuna di queste circonferenze viene misurata con il soggetto in posizione eretta, con i calcagni distanti 10 cm circa ed il peso egualmente distribuito sui piedi.
Circonferenza del polpaccio
La circonferenza del polpaccio è una misura di comune rilevazione che può essere utilizzata da sola o in combinazione con altre pliche laterali e/o mediali, per stimare le aree trasversali muscolari e adipose del polpaccio. Questa circonferenza è inclusa nella lista di base delle variabili antropometriche di Weiner & Lourie (1981).
Circonferenza della caviglia
La circonferenza della caviglia è una misura della taglia corporea ed è utile nel design dell’abbigliamento.
Circonferenza del braccio
La circonferenza del braccio costituisce un utile indice delle riserve energetiche dell’organismo e della sua massa proteica. Questa dimensione viene spesso combinata con la pliche per calcolare la circonferenza muscolare e le aree adiposa e muscolare del braccio. Bassi valori sono indicativi di una sindrome di malnutrizione protido-energetica (Blackburn et al., 1977).
La tecnica raccomandata prevede che la misura venga effettuata a muscolatura rilassata, ma la circonferenza del braccio può essere misurata con il gomito flesso ed il bicipite contratto quando si debba valutare lo sviluppo muscolare.
Quest’ultima misura è detta “circonferenza  flessa del braccio”.
Il soggetto deve essere, possibilmente, in posizione eretta, ma la misurazione può essere pure effettuata in posizione seduta, con la schiena diritta e la testa nel piano orizzontale.
Circonferenza dell’avambraccio
La circonferenza dell’avambraccio è usata con altre dimensioni corporee in alcune equazioni antropometriche di predizione della densità corporea (Jackson & Pollock, 1978, Boileau et al., 1981; ).
Circonferenza del polso
La circonferenza del polso è un indice della taglia corporea poiché questa regione è relativamente priva di tessuto adiposo e muscolare (Martin, 1984).
Inoltre, questa circonferenza è un utile indicatore di crescita.

 

 Bibliografia
La valutazione impendenziometrica (di Alessandro Romondia)  - Bibliografia archivio “La Palestra” maggio/giugno ’09;
Biotipologia e valutazione antropologica: le chiavi per il successo muscolare (di Stefano Morini);
Pliche corporee (Gail G. Harrison, Elsworth R. Buskirk, J.E. Linsday Carter, Francis E. Johndton,
Timothy G. Lohman, Michael L. Pollock, Alex F. Roche, Jack Wilmore);
Testo “Bella Forza Advanced” di Marco Ceriani, 2008 -  Metodi di valutazione corporea;
Diametri corporei (bibliografia: Jack H. Wilmore, Roberto A. Frisancho, Claire C. Gordon, John H. Himes, Alan, D. Martin, Reynaldo Martorell, Vernon D. Seefeldt” – Roma, edizione 2007);
Circonferenze corporee (bibliografia: c. Wayne Callaway, William Cameron Chumlea, Claude Bouchard, John H. Himes, imothy G. Lohman, Alan D. Martin, Carol D. Mitchell, William H. Mueller, Alex F. Roche e  Vernon D. Seefeldt);
Attività fisica e sindrome Metabolica, di Davide Montagna – corso di Studi  “Benessere e Stili di Vita” – Università La Sapienza – Roma (201

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